Carlotta Pizzi
Le piante non fuggono. Come il mondo vegetale ci insegna l'intelligenza del rimanere.
Due giorni prima dell'Earth Day, che oggi assume un significato ancora più profondo, conosco lo straordinario lavoro di Stefano Mancuso, direttore del Laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale e docente dell'Università di Firenze.
E io, che amo le piante come si amano i puma o le galassie, cioè a distanza e senza saperne pressoché niente, e che confido totalmente nella loro capacità di sopravvivenza perché non ho idea di come si gestiscano, mi innamoro all'istante dei suoi studi e dei suoi racconti.

Mancuso, con l'eleganza misurata e cortese di chi sa le cose veramente e le studia da una vita, ti prende per mano e ti porta in un mondo di esseri immobili, silenziosi e straordinari.
Le piante, ci dice, sono intelligenti tanto quanto gli esseri viventi dotati di un cervello.
In alcuni casi, aggiungo io, probabilmente molto di più.
E questo per un motivo tanto semplice quanto strabiliante, a cui non avevo mai pensato. Perché non possono fuggire dai problemi.
Noi esseri dotati di movimento, risolviamo le magagne spostandoci. E' così, non esiste soluzione nel mondo animale che non preveda movimenti.
Le piante invece devono restare. Davanti a una siccità, un'inondazione, un parassita devono attuare strategie di sopravvivenza rimanendo radicate nel luogo dove sono nate e cresciute.
Le piante, ci dice Mancuso, imparano. Ricordano. Si adattano.
E, al contrario di ciò che stiamo facendo noi, utilizzano solo le risorse realmente disponibili, non quelle destinate alle generazioni future.
Il mondo vegetale, che rappresenta il 97% del mondo vivente, ha racchiusi all'ombra delle proprie foglie segreti e insegnamenti che potrebbero mostrarci un nuovo modo di vivere e rispettare la terra su cui camminiamo.
Mancuso mi ricorda il Professor Erasmus, protagonista ben più burbero e introverso, ma altrettanto innamorato delle piante, di Clorofilla dal Cielo Blu di Bianca Pitzorno, libro profetico e poetico sul rapporto tra natura, esseri umani e progresso.
Dove guarda caso la piantina da salvare è un'aliena, proveniente da un mondo lontano di cui non sappiamo nulla. Tutta da scoprire, e da cui imparare come salvare il pianeta e noi stessi.
Da oggi non guarderò più le piantine coraggiose sul mio balcone con gli stessi occhi.
Ma come maestri sapienti che generosamente condividono con me spazi di esistenza e bellezza.