Carlotta Pizzi
Quando l'acqua bolle. Tutelare il proprio benessere mentre si attraversa il cambiamento.
Anche per chi non è tra coloro che stanno affrontando gli aspetti più difficili di questo momento, legati alla salute nostra e dei nostri cari, il prolungarsi dei cambiamenti personali, relazionali e professionali, le nuove sfide mentali e l'incertezza del futuro potrebbero iniziare a rappresentare una minaccia per la propria stabilità emotiva, chiamandoci a prendere consapevolezza di nuove difficoltà e necessità da gestire a tutela del nostro benessere.

Parlare di salute mentale, momenti di crisi e ansia non dovrebbe in alcun modo rappresentare un tabù, in quanto siamo tutti coinvolti e accomunati da una nuova consapevolezza rispetto alle nostre vulnerabilità. Le nostre reazioni sono comprensibili, condivisibili, umane.
Molti di noi fanno fatica a dormire, con conseguenti cali di energia e concentrazione, alcuni hanno modificato le proprie abitudini alimentari, altri si sentono demotivati sul fronte lavorativo.
Riconoscerlo e condividere i mutamenti del nostro vissuto e nella nostra routine ci farà rendere conto di non essere soli,
di essere in viaggio, vulnerabili e in cammino, ma insieme, alla scoperta di nuove esigenze e nuovi bisogni legati alla cura di sé.
Stiamo rielaborando un trauma, un evento che incide sulla nostra vita e ci confonde, ci disorienta.
Quali potrebbero essere i segnali da tenere presente per capire che la rielaborazione di questo momento sta iniziando a modificare negativamente le nostre abitudini, il nostro rendimento, la nostra motivazione sul lavoro, e che abbiamo bisogno quindi di fermarci per riflettere, riconoscere e gestire le nostre emozioni e reazioni in modo positivo? Eccone alcuni.
La difficoltà a chiedere aiuto. Come ci siamo appena detti, non siamo isole e non stiamo affrontando realmente da soli l'emergenza. Chiuderci in noi stessi, senza fare rete, cercare il confronto e lo scambio amplificherebbe le nostre insicurezze.
Riconosciamo le nostre esigenze anche negli altri, mettiamoci in connessione, smettiamo di giudicarci e giudicare, mostriamoci aperti al dialogo, al punto di vista dell'altro.
Isolamento fisico non deve significare isolamento mentale, creativo, professionale. Prendiamo coraggio, mostriamoci "costruttivamente vulnerabili". Potrebbe essere l'inizio di quel cambiamento positivo ed empatico di cui tutti abbiamo bisogno.
La resistenza al cambiamento. Rabbia, rifiuto, frustrazione sono reazioni normali agli eventi negativi che ci accadono. Ma dobbiamo anche riconoscere che il significato stesso dell'esistenza di ognuno di noi avviene e si rivela attraverso il cambiamento. Non accettarlo, non accettare di imparare a seguire la corrente con atteggiamento costruttivo e propositivo significherebbe stagnazione, interruzione della crescita personale, stasi.
La nostra stessa vita dipende, da sempre, dalla capacità di adattamento e reazione.
C'è una frase che ho letto tempo fa e che nella sua spietata franchezza mi è piaciuta molto, anche se ho dovuto fermarmi a riflettere per accettarla nel suo significato più profondo.
"La stessa acqua bollente che ammorbidisce una patata, indurisce un uovo. E' tutta questione di che pasta sei fatto, non delle circostanze".
Procrastinare. "La vita si perde nei rinvii" diceva Epicuro. Ogni tanto rimandare può essere funzionale, farlo in modo sistematico significa che stiamo negando a noi stessi di avere una vita fatta anche di scadenze, obiettivi, aspettative.
Rimandare non fa che appesantire il carico, proietta ombre a lungo termine sulla libertà e il diritto di gestire il nostro tempo, ritagliandoci anche spazi di leggerezza.
La necessità di pianificare ogni cosa. Di contro, il bisogno di pianificare e scandire ogni minuto della giornata potrebbe nascondere una difficoltà a vivere il momento seguendo la corrente, il flow, quella capacità di danzare nella difficoltà adattandosi al divenire e al suo ritmo.
Sono una fan della pianificazione, mi semplifica le giornate e mi motiva in ambito professionale, la consiglio sempre per favorire la concentrazione e il rendimento. Ma in questo momento è necessario riconoscere consapevolmente anche il bisogno di improvvisazione, lentezza, rottura degli schemi. E' un equilibrio delicato e indispensabile che va trovato tra continuità e cambiamento, tra dovere e necessità, tra disciplina, che ogni cura di sé e ogni lavoro richiede, e comprensione, che ogni tensione, ogni difficoltà, ogni momento d'incertezza necessita.
Ascoltiamoci senza filtri precostituiti, non affidiamoci a ciò che di noi già sappiamo. Osserviamoci con "gli occhi del principiante".
E' il modo migliore, forse l'unico, di imparare davvero.
"Qualunque cosa succeda io danzerò, qualunque sia la situazione io danzerò, ci entrerò con tutto il mio essere. Allora la paura della vita scomparirà. Se la vivi, la vita non fa paura - Se non la vivi, la vita genera paura" da "Il Canto della Meditazione"